Il grande fotografo naturalista Luca Alberto Recchi ha portato i suoi celebri squali nell’Accademia di Francia che ha sede a Villa Medici, il luogo che un tempo ospitava gli orti di Lucullo, che fu ultima dimora di Messalina e che oggi accoglie artisti ed intellettuali francesi ed internazionali. Ma soprattutto è un luogo dal fascino leggendario perché, dall’alto del Pincio, garantisce una vista di Roma che non ha pari.

In questo splendido contesto Recchi, considerato uno dei massimi esperti del suo genere, è stato chiamato a parlare dei “Giganti del mare”, una storia affascinante che parte da una passione personale e che poi nel tempo diventa mestiere e divulgazione.

Recchi ha naturalmente mostrato delle immagini bellissime. Il meglio di un repertorio e di un archivio che hanno più di quarant’anni. Fotografie d’impatto con alcune che hanno lasciato senza fiato una platea che ha riempito il grande salone della Villa fino all’inverosimile. Del resto sono proprio questi lavori che hanno portato Recchi ad essere uno dei protagonisti mondiali della fotografia naturalistica. Uno, per intenderci, che al Palaexpo con i suoi “mostri” ha fatto registrare record di presenze. Vedere quanto Recchi sia riuscito ad andare vicino a questi enormi e famigerati cetacei è veramente impressionante. Si vede che la sua è una grande passione abbinata ad una grande competenza e ad un pizzico d’incoscienza. Ma la lezione di Recchi tuttavia è un’altra. In tutta la sua conferenza è emerso il suo trasporto per la fotografia naturalistica ma soprattutto è emerso il suo amore ed il suo rispetto per la natura. Recchi ha più volte ricordato quanto alcuni di questi meravigliosi animali siano minacciati dall’invadenza e dalla irresponsabilità umana, ha ricordato che la nostra vita dipende dalla tutela dell’ambiente, ha sottolineato come mangiare certi pesci sia un vero e proprio sopruso. “Chi mangia uno squalo o un delfino, ma anche un tonno o un pesce spada sbaglia – ha detto Recchi – è come se mangiasse un orso o un lupo. Non si mangiano i grandi predatori. Anche perché – ha concluso – la loro carne fa male”.