L’istituto di radioprotezione e di sicurezza nucleare a precisato l’origine più probabile del rutenio 106 rilevato nell’aria di vari paesi Europei. Arriverebbe dalla Russia.

Ad inizio ottobre 2017, delle particelle radioattive poco comuni, quelle del rutenio 106, sono state rilevate da molti sistemi di sorveglianza radioattive di paesi europei, tra le quali delle stazioni del Nord Italia. Un inquinamento quasi impercettibile in Europa occidentale (millesimi o milionesimi di becquerel), quindi senza pericoli, ma la quale le origini erano all’inizio molto misteriose. Per quale motivo erano presenti tale particelle nell’aria? E da dove proveniva quest’inquinamento? “Il rutenio 106 non esiste allo stato naturale, è stato quindi per forza rilasciato nell’aria dall’attività umana” afferma Jean-Marc Peres, direttore generale delegato dell’Istituto francese della radioprotezione et della sicurezza nucleare (IRSN), che si occupa della salute et dell’ambiente.

Le grandi agenzie di sorveglianza di  della radioattività in Europa, l’istituto della radioprotezione e della sicurezza nucleare in Francia e la BFS in Germania hanno rapidamente sospettato l’est dell’Europa, più precisamente il sud degli Urali in Russia.

Questa crisi solleva molte domande ma non ha avuto alcun impatto Sulla sanità per quanto le dosi fossero basse, almeno in Europa dell’ovest perché non si conosce la situazione delle popolazioni esposte alla particella radioattiva in Russia. L’IRSN ho fatto un ultimo bilancio, pubblicando una mappa che indica le zone d’origine le più probabili della contaminazione.”Per ottenere questa mappa, abbiamo controllato cosa succedesse se de rutenio fosse rilasciato nell’atmosfera a fine settembre, E se i venti avessero potuto trasportare questa polvere là dove in seguito hanno rilevato grazia delle stazioni di controllo, Conoscendo perfettamente le grandi circolazioni dell’atmosfera in quel periodo” spiega Jen-marc Peres. E con questo metodo di ricostruzione delle traiettorie possibili dei materiali radioattivi, il punto di origine più probabile (punto in rosso sulla mappa) è collocato tra il fiume Volga e la catena montagnosa degli Urali, vicino alla città di Perm.

A fine ottobre, la società RosaTom, colosso pubblico in Russia, è passata al contrattacco, spiegando che ciò che era stato rilasciato nell’aria non poteva essere legato alle proprie attività, visto che nessuno dei suoi centri aveva dichiarato l’incidente… Ma nel frattempo, gli esperti di Europa occidentale, sia francesi che tedeschi, sono d’accordo nel dire che i rifiuti provengono molto probabilmente dalla Russia.

Però, il mistero resta irrisolto sulla causa di questo inquinamento. Non può essere stato causato da un incidente in un reattore della centrale nucleare di Beloiarsk, situato non lontano dal punto più probabile, ad est dei Monti Urali, visto che il rutenio 106 è stato rilevato solo, senza altri elementi radioattivi caratteristici di un tale incidente. Potrebbe però essere frutto di un degasaggio accidentale di una soluzione che conteneva del rutenio proveniente dal ritrattamento del combustibile nucleare, o delle sorgenti radioattive del rutenio che potrebbero essere state perse o bruciate accidentalmente da un inceneritore. Le autorità russe preferiscono l’ipotesi della caduta e della disintegrazione nell’atmosfera di un satellite con un generatore elettrico funzionante al rutenio. “abbiamo rivisto quest’ipotesi, ma non abbiamo alcuna informazione che possa mostrare che un satellite che era così equipaggiato sia caduto su terra Durante l’ultima settimana di settembre, non possiamo quindi confermare quest’ipotesi”, dice Jean-Marc Peres.

“per quanto riguarda la zona di rilascio la più plausibile, la quantità di rutenio 106 rigettata stimata dalle simulazioni dell’IRSN È molto alta, stimata tra i 100 e i 300 tera-becquerel”, spiega l’istituto francese. Dei rilascia importanti, visto che se fossero stati rilasciati in Francia, “avrebbero necessitato di mettere in opera localmente delle misure di protezione della popolazione sul raggio dell’ordine di qualche km vicino al luogo del rilascio” precisa l’IRSN. Sul posto, le popolazioni dovrebbero evitare di consumare i cibi cresciuti nell’arco di una zona di 10 km intorno al punto di rilascio. Un’informazione che rischia di non arrivare mai alle popolazioni russe interessate, visto che l’origine precisa non è ancora conosciuta al giorno d’oggi…