L’ex presidente di Finmeccanica (oggi Leonardo) Giuseppe Orsi e l’ex amministratore delegato della società controllata AgustaWestland, Bruno Spagnolini, sono stati assolti dalla corte di appello di Milano nel processo di secondo grado dove erano accusati di corruzione internazionale per presunte tangenti. Dazioni di danaro illecite che, secondo l’accusa,  sarebbero state versate a pubblici ufficiali indiani per far ottenere ad AgustaWestland una commessa da 556 milioni di euro per 12 elicotteri. Dopo le condanne nel primo processo d’appello la Cassazione nel dicembre 2016 ordinò il nuovo giudizio ora conclusosi con la sentenza di assoluzione di Orsi e Spagnolini.

Sulla vicenda aveva indagato anche il Ministero della Difesa Indiano, visto anche il coinvolgimento dell’ex capo di Stato maggiore dell’aeronautica militare Sashi Tyagi, accusato di essere stato corrotto. L’India per altro si era costituita parte civile e aveva chiesto il risarcimento dei danni. L’inchiesta era nata da un’indagine della procura di Busto Arsizio  convinta dell’esistenza di una presunta maxi tangente pagata a funzionari e militari indiani. Accuse già smontate nel 2014 quando nel giudizio di primo grado Orsi e Spagnolini erano stati assolti dall’accusa di corruzione internazionale e condannati a due anni di carcere solo per le false fatturazioni.

Successivamente la Cassazione ordinò di rifare l’appello e di risentire, tra gli altri, Guido Haschke, il consulente italo-svizzero considerato dall’accusa l’intermediario autore materiale dell’accordo corruttivo. Haschke come le stesse Agusta Westland spa e Agusta Westland avevano patteggiato davanti al gip di Busto la confisca di 7 milioni e mezzo di euro. Oggi  con le assoluzioni definitive per Orsi e Spagnolini la massima Corte ha stabilito che il reato non c’è stato. Il che significa che questi due manager si sono fatti un bel pò di galera ingiustamente, rovinandosi la loro carriera, la loro vita e quella delle loro famiglie. E soprattutto vuol dire che Finmeccanica, quindi il nostro Paese, ha perso una commessa da 556 milioni di euro che aveva già vinto e con questa ha perso, che è poi il danno forse peggiore, la propria credibilità internazionale e un cliente dell’importanza dell’India.