di Giulia Catricalà

Da Colleferro allo spazio il passo è breve. Il piccolo comune, situato alle porte di Roma, ospita la più importante azienda italiana nel campo dei lanciatori e della propulsione aerospaziale, Avio spa. Qui, ogni giorno, un’equipe di 100 giovani ingegneri progetta e costruisce razzi da mandare oltre l’atmosfera terrestre. Un vero e proprio cantiere dello spazio, la cui storia inizia nei primi anni del ‘900, quando fu fondata la BPD (Bombrini, Parodi, Delfino) per la produzione di polvere da sparo, esplosivi e prodotti chimici. Nel secondo dopoguerra l’azienda cominciò a investire in missili sperimentali e, con il passare degli anni e l’acquisizione di una crescente esperienza nel campo dei propellenti, l’impresa ottenne dall’Agenzia Spaziale Europea l’incarico di produrre i motori del lanciatore europeo Ariane.  Un vero e proprio salto verso il cielo, che convinse Fiat Aviazione ad acquistare la BPD, trasformandola in Fiat Avio Spa. «L’azienda», spiega l’amministratore delegato Giulio Ranzo, «è presente in Italia, con la sede operativa a Colleferro e altri due insediamenti in Campania e Piemonte; poi in Francia e in Guyana Francese, dove si trova il nostro sito di lancio».

Negli ultimi anni il polo spaziale di Colleferro ha agito come vero e proprio argine alla fuga di cervelli; gli ingegneri che ci lavorano, infatti, sono tutti italiani e hanno un’età media di 4243 anni. «I giovani talenti» afferma Ranzo, «rappresentano una priorità assoluta dell’impresa, offriamo loro un’occasione unica per lavorare in un contesto europeo dove Avio opera nel ruolo di leadership». Il cantiere dello spazio occupa in Italia e all’estero più di 800 persone, il 15 per cento di loro si interessa di ricerca e sviluppo. Il personale addetto, come richiesto dalla tipologia delle attività svolte, è altamente specializzato: il 75 per cento degli impiegati ha una laurea magistrale e il 90 per cento degli operai possiede un diploma di livello superiore.

Ma qual è il vero motore dell’azienda? «I maggiori azionisti di Avio», spiega Ranzo, «sono Leonardo, il fondo di investimento Amundi, il gruppo Spaceholding, e Fidelity, che è uno dei più grandi fondi al mondo». La società ha chiuso il 2017 con un ricavo in crescita del 18 per cento e con utili netti sette volte superiori rispetto all’anno precedente.

Fino alla fine degli anni ‘90 l’azienda costruiva soltanto i motori dei lanciatori, cioè quei missili usati come mezzi di trasporto per inviare nello spazio un determinato carico, che può consistere in satelliti, sonde spaziali o moduli di rifornimento per le basi interplanetarie. È con il progetto Vega, concepito nel 1998 e diretto dall’ingegnere Stefano Bianchi, che Avio acquisisce capacità di sistemista nel settore dei lanciatori, divenendo un punto di riferimento a livello mondiale. «Dal naturale sviluppo dell’impegno italiano nel campo aereospaziale», spiega Bianchi, «nacque l’idea di mettere a punto un piccolo lanciatore per satelliti basato sulla propulsione solida, dove l‘Italia, rappresentata da Avio, si proponeva non solo come propulsionista, ma come responsabile di tutto il sistema del vettore. Il progetto è stato attuato nel 2000 e nel 2012 è avvenuto il primo lancio. Vega rappresenta un successo e un record assoluto per tre motivi fondamentali: finora tutti i lanci sono sempre andati bene, il corso dello sviluppo è stato molto contenuto rispetto a quello di altri missili, ed è stato un esempio per tutti gli altri paesi».  Così Vega ha cambiato la storia di Avio, rendendola un’eccellenza italiana nel campo dei missili e della propulsione.

Il programma, il cui investimento complessivo ammonta a un miliardo e tre milioni di euro, ha richiesto più di dieci anni di lavoro. «Il giorno del primo lancio» racconta Stefano Bianchi, «la tensione era alle stelle, tutto l’impegno e tutta la fatica di dodici lunghi anni si giocavano in un’ora, non scorderò mai quei momenti. I giovani ingegneri italiani sono stati favolosi, con un’incredibile capacità di flessibilità e di lavoro, è stata un’esperienza unica».

Oltre Vega sono prodotti da Avio anche la turbopompa a ossigeno liquido del motore criogenico Vulcain e i due motori laterali a propellente solido di Ariane 5, il lanciatore sviluppato e costruito sotto l’egida dell’Esa.  In questi anni l’azienda ha partecipato ai 230 lanci dei missili della famiglia Ariane e a tutti quelli del vettore Vega per condurre nello spazio satelliti finalizzati allo studio delle onde gravitazionali.  Mentre Ariane è in grado di portare un carico pesante anche dieci tonnellate, Vega, dedicato per lo più a orbite basse, riesce a sostenere fino a una tonnellata e mezzo di massa. Sempre a Colleferro sono stati progettati e costruiti sottosistemi propulsivi per spedire nello spazio più di trenta satelliti.

«Gli ingegneri di Avio» afferma Ranzo, «stanno finendo in questi giorni di revisionare P120c, che è il nuovo motore che verrà testato a fine giugno. Anche in questo caso siamo noi a progettare l’intero sistema, apportando delle innovazioni importanti che miglioreranno l’efficienza e la performance del lanciatore. Negli ultimi anni la competizione internazionale è molto aumentata, soprattutto tra Usa, Europa e Russia. Solo introducendo nuove tecnologie sempre più avanzate si potranno ridurre i costi di lancio, rendendo lo spazio un luogo più democratico».

Grazie ad Avio, che è in stretta collaborazione sia con l’Agenzia Spaziale Italiana che con quella europea, l’Italia oggi è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo per le sue capacità nel settore aerospaziale.