di Luciano Terreri

L’ex ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e l’eurodeputato uscente ed ex ministro italiano per l’integrazione, Cecile Kyenge (foto a sinistra), guidano con ampio margine quella che, dato lo scenario attuale e i precedenti sondaggi, appare come una rimonta del PD nelle prossime elezioni europee in un territorio fondamentale e fortemente conteso quale il collegio due, vale a dire quello del nord-est che include il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e l’Emilia Romagna. L’ultimo sondaggio effettuato da GPF, la società demoscopica fondata da Gian Paolo Fabris ed oggi guidata da Roberto Baldassarri, Professore a Scienze della Comunicazione all’Università Roma 3, dimostra che nel partito guidato dal neosegretario Nicola Zingaretti la preferenza va ai candidati con un profilo caratterizzato da una riconosciuta competenza, dal lavoro fatto nelle istituzioni e dalla presenza sul territorio. “Gli elettori del PD – ha commentato il Prof. Baldassarri – sono per la solidità. Premiano in prevalenza candidati considerati qualificati e quindi sicuri. Non a caso nelle tre prime posizioni troviamo Carlo Calenda, che è un leader nazionale emergente con una chiara posizione europeista, Cecile Kyenge, già ministro della repubblica ed eurodeputato uscente con all’attivo una crescita di notorietà e di consenso a livello internazionale che hanno pochi paragoni, e Paolo De Castro, altro apprezzato ex ministro e eurodeputato uscente, richiamato a furor di popolo”. Anche Laura Puppato, che nel sondaggio che ha chiesto agli elettori del PD chi voterebbe nelle prossime elezioni europee, ottiene un buon quarto piazzamento. Del resto la classifica elaborata nel sondaggio di GPF è chiara: Calenda ottiene il 24,2% dei consensi, Kyenge un prestigioso ma non sorprendente 21,1%, Paolo De Castro, che ancora non si sa se verrà richiamato alle armi, un ottimo 16,5% ed infine, poco sotto il podio, la Puppato con un più che decoroso 13,4 percento. Seguono a netta distanza tutta una serie di funzionari e rappresentanti politici locali che non sfondano proprio a causa dei propri profili più deboli e della assoluta mancanza di esperienza a livello comunitario ed internazionale. Il dato politico più significativo rimane tuttavia la ricerca di candidati che abbiamo curriculum caratterizzati da una riconosciuta competenza, da qualità politiche (coerenza ed affidabilità) e da comprovate esperienze internazionali. Su quest’ultimo punto svettano i due uscenti del PD, Kyenge e Di Castro, che forse nel quinquennio in scadenza da parlamentare europeo tra gli italiani hanno fatto meglio di chiunque altro a Bruxelles. Sull’ampio consenso ottenuto da Cecile Kyenge probabilmente pesa anche il fatto che lei è il vero anti-Salvini. E’ lei infatti che ha battuto in tribunale la Lega razzista, è lei che mettendoci la faccia risponde sempre, con garbo ma duramamente, agli attacchi di Salvini & Company. Una donna ferma, competente e pulita che piace agli elettori moderati e progressisti del nord-est. E un discorso analogo, come detto, vale per Calenda e Di Castro: gli elettori vogliono mandare a Bruxelles gente che sa quel che dice e sa come e dove mettere le mani. Perché del resto la “rive gauche” del nostro paese in anni di forte populismo antieuropeista ha chiaro in testa che nel prossimo quinquennio a Bruxelles bisogna spedire politici preparati. E negli altri partiti cosa accade? Il sondaggio di GPF è abbastanza chiaro. Il Movimento Cinque Stelle esprime candidature tipiche, se così si può dire, nel senso che punta a nomi poco conosciuti a livello nazionale e ancora meno a livello internazionale. Le parlamentarie hanno partorito ancora una volta candidature di sconosciuti che difficilmente potranno portare il partito a superare la soglia del 21/23 %. Nel sondaggio di GPF, sempre relativo al collegio 2, i nomi che emergono maggiormente sono quelli di Marco Zullo e di Viviana dal Cin. Diversi i risultati in casa Lega. Qui Matteo Salvini è il “driver” indiscusso, il motore della risalita del partito padano. All’interno del suo partito viene dato con un indice di preferenza altissimo, pari al 56,2 per cento. Dietro l’affidabile e apprezzata Mara Bizzotto, con un 22,6 per cento. In terza posizione, un po’ a sorpresa, un noto imprenditore, Andrea Tomat, che però ancora risulta essere fuori dall’agone politico. Anche in casa Forza Italia le cose sono molto legate al leader. Come al solito potremmo dire. Silvio Berlusconi, risceso in campo facendo appello con sforzo di volontà enorme alle ormai scarse energie, guida il suo partito con un rassicurante 34,2% dei favori. Poi emerge al terzo posto una solida ed affidabile Elisabetta Gardini, con il 20,4 per cento, preceduta e seguita da due immancabili imprenditori, Matteo Zoppas e Matteo di Giusto, che denunciano buona popolarità e gradimento nell’elettorato forzista ma che ancora non si sa se scenderanno al fianco di Silvio Berlusconi.